Scrivendo della Corvo Records in un articolo, vedi qui, ne parlavo come di una naturale erede della compianta Absinth, e almeno due di questi dischi confermano quella mia affermazione (Robin Hayward e Gilles Aubry erano presenti anche in quel catalogo). Oggi è infatti proprio la Corvo Records a porsi quale più attenta documentatrice di quanto avviene nella scena sperimentale berlinese e nelle derive a essa collegate.
In “Plays Borromean Rings” il duo Reidemeister Move (Robin Hayward e Christopher Williams) suona una complessa partitura grafica ispirata agli anelli di Borromeo (riportata nello splendido picture in vinile bianco latte). Per quanto sono riuscito a capire al contrabbasso e alla tuba microtonale è concessa una relativa libertà armonica pur essendo entrambi costretti a mantenere un legame l’uno con l’altro. A livello pratico viene a crearsi una catena formata dai suoni circolari dei due strumenti, suoni profondi e grevi, che in alcuni momenti si interrompe in flash di silenzio per ricomporsi in un punto diverso dello spazio. Chi ha già avuto modo di apprezzare il genio del musicista inglese non dovrebbe abbisognare dei miei consigli, per gli altri la scoperta non può essere più rimandata.
In “And Who Sees The Mystery” di Gilles Aubry lo spostamento è netto, nei monti dell’Atlante presso la popolazione berbera Amazigh. Aubry, con la collaborazione di Zouheir Atbane, ha registrato e manipolato prove musicali ed altri suoni componendo un affascinante quadro acustico che unisce la forza visionaria e sciamanica, essenzialmente pastorale, delle sonorità di base con la sua sensibilità compositiva. Quello del musicista svizzero non intende essere tanto uno studio-ricerca di tipo etnografico quanto un’esplorazione sonora dalle forti caratteristiche surreali. Ad accompagnare il disco c’è anche un testo poetico in lingua Amazigh di Farid Zalhoud.
A completare una trilogia veramente imperdibile c’è “Nabelóse” di Ingrid Schmoliner e Elena Kakaliagou. Della pianista austriaca ci eravamo già occupati mentre è la prima volta che incontriamo il nome della strumentista greca che le fa da contraltare al corno francese. In questa collaborazione le due musiciste rielaborano temi delle rispettive tradizioni popolari (tre per la prima e due per la seconda) affrontandoli, oltre che strumentalmente, anche vocalmente. “Nabelóse” è un lavoro profondamente suggestivo, struggente direi, e foriero di una spiritualità antica.
I tre vinili sono accompagnati dal link per lo scarico digitale. La Corvo Records, con la sua scelta di pubblicare solo vinili in forma di piccoli oggetti d’arte e in edizione limitata (tutti e tre i dischi sono stampati in 300 copie numerate a mano), manifesta volutamente un evidente snobismo. Loro ne saranno orgogliosi e noi ne siamo felici.
Triple Re√iew (Borromean Rings, And Who Sees The Mystery, Nabelóse) in Sounds And Silence ZINE (IT)
Scrivendo della Corvo Records in un articolo, vedi qui, ne parlavo come di una naturale erede della compianta Absinth, e almeno due di questi dischi confermano quella mia affermazione (Robin Hayward e Gilles Aubry erano presenti anche in quel catalogo). Oggi è infatti proprio la Corvo Records a porsi quale più attenta documentatrice di quanto avviene nella scena sperimentale berlinese e nelle derive a essa collegate.
In “Plays Borromean Rings” il duo Reidemeister Move (Robin Hayward e Christopher Williams) suona una complessa partitura grafica ispirata agli anelli di Borromeo (riportata nello splendido picture in vinile bianco latte). Per quanto sono riuscito a capire al contrabbasso e alla tuba microtonale è concessa una relativa libertà armonica pur essendo entrambi costretti a mantenere un legame l’uno con l’altro. A livello pratico viene a crearsi una catena formata dai suoni circolari dei due strumenti, suoni profondi e grevi, che in alcuni momenti si interrompe in flash di silenzio per ricomporsi in un punto diverso dello spazio. Chi ha già avuto modo di apprezzare il genio del musicista inglese non dovrebbe abbisognare dei miei consigli, per gli altri la scoperta non può essere più rimandata.
In “And Who Sees The Mystery” di Gilles Aubry lo spostamento è netto, nei monti dell’Atlante presso la popolazione berbera Amazigh. Aubry, con la collaborazione di Zouheir Atbane, ha registrato e manipolato prove musicali ed altri suoni componendo un affascinante quadro acustico che unisce la forza visionaria e sciamanica, essenzialmente pastorale, delle sonorità di base con la sua sensibilità compositiva. Quello del musicista svizzero non intende essere tanto uno studio-ricerca di tipo etnografico quanto un’esplorazione sonora dalle forti caratteristiche surreali. Ad accompagnare il disco c’è anche un testo poetico in lingua Amazigh di Farid Zalhoud.
A completare una trilogia veramente imperdibile c’è “Nabelóse” di Ingrid Schmoliner e Elena Kakaliagou. Della pianista austriaca ci eravamo già occupati mentre è la prima volta che incontriamo il nome della strumentista greca che le fa da contraltare al corno francese. In questa collaborazione le due musiciste rielaborano temi delle rispettive tradizioni popolari (tre per la prima e due per la seconda) affrontandoli, oltre che strumentalmente, anche vocalmente. “Nabelóse” è un lavoro profondamente suggestivo, struggente direi, e foriero di una spiritualità antica.
I tre vinili sono accompagnati dal link per lo scarico digitale.
La Corvo Records, con la sua scelta di pubblicare solo vinili in forma di piccoli oggetti d’arte e in edizione limitata (tutti e tre i dischi sono stampati in 300 copie numerate a mano), manifesta volutamente un evidente snobismo. Loro ne saranno orgogliosi e noi ne siamo felici.
BEAM SPLITTER (Audrey Chen / Henrik Munkeby Nørstebø) — Rough Tongue